The Economics of Happiness (abridged version) from The Economics of Happiness on Vimeo.
Learning from Ladakh
Ladakh
Foto
Dintorni di Mundra colony. Lo strano urbanismo sfilacciato fatto di case monofamiliari, prati,mucche e baracche.
Palazzo di Mandvi in cui hanno pure girato del film di bollywood.
Mandvi. Mucche e spazio urbano, un binomio sempre presente in India.
Mandvi, paese sul mare dove si costruiscono le barche per Dubai.
Legno malesiano riutilizzato ad Hunnarshala per fare pavimenti.
Visita di una scolaresca ad Hunnarshala.
Bhuj la città dei suoni
Bhuj è una piccola cittadina in un angolo dell’India. Solo qualche km di deserto la separa dal Pakistan. La zona è famosa per le popolazioni che ancora, data la posizione decentrata, riescono a vivere mantenendo tradizioni e costumi. A differenza di molte città indiane a Bhuj non si sentono troppo i clacson dei motopirloni ma le giornate sono tutt’altro che quiete. Al mattino si possono sentire le preghiere indù che vengono accompagnate da diabolici macchinare con diverse ruote dentate che riescono, azionando diversi martelletti, a percuotere diversi tamburi e campane. Un pò come avere una tifoseria sudamericana in salotto. Credo che gli abitanti di Bhuj amino molto la musica oppure che ci sia stata di recente un poderosa offerta d’acquisto perchè in molti sembrano in possesso di impianti stereo più adatti a funzioni pubbliche che all’uso domestico. Lato positivo è il fatto che spesso ascoltano musica tradizionale e non robaccia da film bollywoodiano. Più volte al giorno i mussulmani della città non sono da meno e pronunciano il nome di dio a squarcia gola davanti ad un efficace microfono. Stasera si sono uniti anche i molti cani da strada in un ALLAHUUUU. Deduco quindi che gli animali da strada si dividono in questo modo: mucche con la comunità indù e cani con quella mussulmana. Resta da capire con chi si schierino le scimmie (buddisti?!?) e le pecore.
Il secondo giorno mi avvio verso Hunnarshala, la scuola/centro di ricerca dove starò qualche settimana. La loro sede si trova a 3km dal centro lungo la statale che porta verso il mare. Decido di farla a piedi. Dopo qualche centinaio di metri mi accorgo di essere nel mezzo di un’interminabile fila di persone. Alcune camminano in gruppo, alcune scalze, uomini, donne in coloratissimi sari, gruppi di giovani. Uno dei giovani mi rivolge la parola. Iniziamo a parlare e mi dice di essere in pellegrinaggio verso un tempio a 100km di distanza. E’ insieme ai suoi sette cugini e ogni anno si recano da Rajkot fino al tempio. Quattrocento km a piedi per ricevere buona sorte e forza dalla statua della dea. Mi mostra su un poster l’immagine della statua: sotto diversi tessuti rosso porpora appaiono due cerchi che sembrano gli occhi. L’immagine e’ un poi’ inquitante e non so perche’ mi fa venire in mente cugino Itt della famiglia Addams. Gli otto cugini cantano e ballano lungo il cammino. In certi istanti mi ricordano i fratelli Dalton in Lucky Luke. Alla fine del mio percorso ci scambiamo gli indirizzi e le emails, che probabilmente non useremo mai, con una promessa di rivederci, magari l’anno prossimo durante il pellegrinaggio.
L’idea iniziale era di stare 6 settimane ed esplorare un po’ la costruizione in terra cruda. In realta’ le settimane diventano 3 unpo’ a causa del caldo, un po’ a causa della mio umore fin troppo vacanziero e per la voglia di andare in Nepal.
Durante la mia permanenza a Bhuj alloggio con gli studenti del corso di falegnameria e muiratura. Sono 15 ragazzi tra i quindici e i ventanni e provengono tutti dalla regione del Gujarat. Mi ricevono molto gentilmente e si prendono cura di me indicandomi cosa posso o non posso usare e portandomi il cucchiaio quando mi vedono in difficoltà nel mangiare riso con le mani (dopo i lterzo giorno l’uso del cucchiaio diventera’ inutile visto il miglioramente della mia manualita’). Gli studenti passano le giornate a lavorare con ritmi molto rilassati. Nel tempo libero si sdraiano da qualche parte e guardano video sul cellulare.La prima sera la passiamo a leggere un vocabolario inglese hindi testando le reciproche conoscenze linguistiche. Sembrano molto curiosi e forse un pò annoiati nel tempo libero.
La seconda sera andiamo nella vicina Mundra Colony a vedere le danze per navaratri che e’ un festival che dura 9 giorni in cui si balla e digiuna per celebrare la dea Durga ( non provo a spiegare chi sia Durga perche’ entrare nel mondo delle divinita’ hindu’ e’ un’operazione labirintica e pericolosa visto che ci sono 33 milioni di divinita’). Le danze seguono traiettorie circolari, giovani uomini e donne, ben separati, si muovono a ritmo sotto lo sguardo vigile di decine di genitori panzoni che stanno seduti sul lato del piazzale. Uno dei ragazzi con cui sono andato mi dice che e’ meglio stare in piedi perche’ cosi’ e’piu’ facile vedere le ragazze che passano. Aggiunge anche che a lui le ragazze piacciono ma a loro lui non sembra piacere. Deduco che a quindici anni si hanno gli stessi pensieri e le stesse insicurezze a qualsiasi latitudine del globo.
Passano le mie tre settimane di permanenza in cui vado a visitare altri villaggi e quartieri in cui ballano in nome di Durga. Poi arriva il momneto di andare finalmente in Nepal
New sounds – ghazal
The ghazal (Arabic/Pashto/Malay/Persian/Urdu: غزل; Hindi: ग़ज़ल, Marathi: गझल Punjabi: ਗ਼ਜ਼ਲ, Nepali: गजल, Turkish: gazel, Bengali: গ়জ়ল, Gujarati: ગ઼ઝલ) is a poetic form consisting of rhyming couplets and a refrain, with each line sharing the same meter. A ghazal may be understood as a poetic expression of both the pain of loss or separation and the beauty of love in spite of that pain. The form is ancient, originating in 6th-century Arabic verse. It is derived from the Arabian panegyric qasida. The structural requirements of the ghazal are similar in stringency to those of the Petrarchan sonnet. In style and content it is a genre that has proved capable of an extraordinary variety of expression around its central themes of love and separation. It is one of the principal poetic forms which the Indo-Perso-Arabic civilization offered to the eastern Islamic world.
Outside Jaipur
Bhopal
Ahmedabad
Mi sposto a sud, nel Gujarat, stato che negli ultimi anni è diventato famoso per lo sviluppo economico che ha portato alla vittoria il suo ultimo ministro di stato,Modi, ai danni della nostra compaesana Sonia Gandhi. Date queste premesse mi stupisco assai che alla stazione delle corriere non ci sia un ufficio per il deposito bagagli. Dettaglio che fa la differenza per chi si è deciso a viaggiare con 9kg extra costituiti da una fisarmonica.
Così mi metto alla ricerca di un hotel. I primi sette a cui chiedo una camera mi dicono di essere pieni. La risposta non mi sembra molto convincente sia perchè la qualità degli hotel non mi sembra tale da attrarre frotte di visitatori e sia perchè una volta vistomi i proprietari sembrano cambiare idea. Finalmente all’ottavo tentativo il proprietario mi spiega che siccome Modi è in città per incontrare la sua controparte cinese, Xi Jingpin, ci sono misure aggiuntive di sicurezza. Gli hotel devono richiedere un permesso particolare per ospitare stranieri. Ultimamente la tensione tra Cina e India è salita sia a causa delle zone di confine (molte oltre i 7000m di altitudine) che si contendono da decenni e sia a causa degli incontri diplomatici l’India ha avuto con i “nemici” cinesi (Giappone, Vietnam…).
Forse si sta creando un fronte antagonista all’espansione cinese che vede India, Vietnam,Filippine, Giappone, Corea e gli altri paesi dell’ASEAN più o meno allineati su alcuni fronti. Anelli deboli di questo contingente sono Laos e Cambogia che, a causa degli ingenti investimenti cinesi ( oltre alle numerose persone con origini cinesi), rimangono molto ben disposte verso le politiche di Pechino.
Tornando alla ricerca dell’hotel, per mia fortuna il sistema non è mai perfetto e un hotel a pochi metri di distanza mi accetta come ospite. Mi dice solo di tornare dopo un ora quando la camera (alle 3pm) sarà libera. Non capisco se il ritardo sia dovuto alle pulizie oppure all’occupazione della stanza da parte di una coppia di amanti.
Una volta vista la stanza sono più propenso a pensare all’ipotesi delle pulizie. Un amore, per quanto clandestino, dubito trovi rifugio tra le mura azzurre piene di macchie di questa stanza. Il letto è inserito in una nicchia ricavata tra la parete perimetrale e il bagno. C’è anche una finestra che si affaccia sul retro dell’edificio regalando uno sguardo su tetti in lamiera e sulla moschea. Il bagno segue l’essenzialità asiatica: un metro e venti per 2 metri di lunghezza. C’e’ un rubinetto con un secchiello e la turca che, innovazione del costruttore, è orientata perpendicolarmente alla lunghezza della stanza per cui quando si è accovacciati, come sul muro del pianto, ci si trova con la fronte che praticamente tocca il muro del bagno.
Esco per incontrare amici che conobbi l’anno scorso durante un corso sulla costruzione in terra. Ci troviamo alla facoltà di architettura. Gli edifici sono immersi nel verde con spazi ricreativi, due caffe e molte aree comuni. Nonostante sia oramai ora di cena ci sono moltissimi studenti, alcuni stanno ancora lavorando, alcuni giocano a cricket, alcuni mangiano altri suonano musica. L’impressione generale è molto più positiva di molte università occidentali e viene da chiedersi se la europa non sia già in ritardo su alcuni aspetti della società.
Passo i giorni seguenti a visitare alcuni luoghi di importanza tra cui l’ashram di Gandhi, i vicoli della città vecchia e qualche moschea.
Mi sposto soprattutto a piedi ma questa l’esperienza è assai diversa da quello a cui siamo abituati. Se in molte città europee il camminare per le strade rappresenta una delle attività più piacevoli nel tempo libero, in India diventa una complessa e rischiosa attività psico-motoria. I marciapiedi appaiono e scompaiono tra l’invadenza dei negozi, i veicoli parcheggiati, mendicanti e bande di mucche che, viziate dal rispetto che ricevono, si sentono libere di riposarsi in qualunque luogo. Motociclisti e automobilisti indiani seguono traiettorie diagonoli ed imprevedibili e ci tengono a far sentire la propria presenza usando e abusando i clacson in dotazione nei loro veicoli.
La parte vecchia di Ahmedabad ha tutti gli ingredienti per incontrare il nostro gusto: strade strette e tortuose, molte botteghe e piccoli negozi, un’intensa attività nelle strade e tante mucche che girano indisturbate.
Dopo 3 giorni decido di spostarmi verso Bhuj. Questa volta voglio usare il treno anzichè le corriere. Cosi vado in stazione a comprare un biglietto per la sera stessa in partenza alle 23:59. In stazione quindici minuti prima dell’arrivo del treno chiedendo informazioni su dove arriverà la carrozza 46 scopro che io in mano non ho un biglietto ma una prenotazione non confermata e mi trovo in lista di attesa al numero 26. La persona con cui parlo mi dice che se parlo con il capo treno e aggiungo alle mie parole 200 rupie (circa 3 euro) forse potrò avere un posto. Con un pò di arrabbiatura disdico il biglietto permettendomi anche di suggerire all’addetto alla biglietteria di assumere il ministro dei trasporti cinese, visto che loro sanno gestire molto meglio i grandi numeri.
Passo la mattina del giorno extra a camminare svogliatamente in centro. Poi compro il biglietto delle amate corriere indiane, un pò sgangherate ma sempre affidabili. Poi, forse complice il sole, mi compro un DVD. Purtroppo la scelta sulla bancarella non è molta. Oltre ad una sterminata scelta di film di bollywood ci sono filmacci d’azione di hollywood. Così compro il mio secondo DVD in India(il primo era stato un successo: 135 canzoni Qawwali suonate dai maggiori 35 cantanti indiani e pachistani). Arrivato in albergo mi trovo in mano ben 5 film d’azione tra cui uno con brad pitt, un superman, un paio di zombie e uno di non ben definita natura.
Inizio a guardare il primo. Il film è in realta una ripresa fatta forse in un cinema, non ci sono sottotitoli e il film è doppiato in hindi. Nel giro di 10 minuti ho finito di vedere tutti i 5 film. Cambio idea e passo il pomeriggio a leggere prima di andare a prendere la corriera per Bhuj.